I composti organoclorurati più importanti sono gli alcani clorurati, dei derivati alogenati che si ottengono dalla reazione di alogenazione dell’alcano corrispondente.
Questa reazione avviene in presenza di luce
(radiazioni UV) o di calore e si basa sul meccanismo di sostituzione
radicalica, la quale prevede la sostituzione di uno o più atomi di idrogeno
dell’alcano corrispondente con uno o più atomi di cloro.
I prodotti della reazione pertanto sono un acido
alogenidrico (H + alogeno) ed un alogenuro alchilico (derivato alogenato).
Tra gli alcani clorurati più importanti vi è il
clorometano con formula molecolare CH3Cl.
Nell’industria, il metano reagisce con una molecola
di cloro Cl2 sfruttando il meccanismo di sostituzione radicalica e
si ottiene una miscela contenente tutti i clorometani possibili, cioè dal
clorometano CH3Cl fino al
tetraclorometano CCl4.
Reazione
di alogenazione del metano
Questo è possibile perché il meccanismo radicalico,
che presuppone reagenti in fase gassosa, tende a proseguire fino alla
sostituzione di tutti gli atomi di idrogeno (reazioni consecutive); per
controllare a livello industriale tale reazione viene scelta un’opportuna temperatura
operativa in base al rapporto quantitativo CH4/Cl2 ,
mentre il catalizzatore non è necessario proprio per la natura del
meccanismo di reazione.
Ad esempio, la scelta di una temperatura molto alta
come pure un’elevata quantità di molecole di cloro Cl2 garantiscono l’ottenimento di quantità più
elevate dei prodotti trisostituiti e tetrasostituiti.
Una miscela
più ricca in CHCl3 richiede
invece temperature relativamente più blande, un largo eccesso di metano e tempi
di contatto tra i reagenti molto brevi.
La miscela dei prodotti dell’alogenazione, in questo
caso clorurazione, del metano contiene anche quantità tutt’altro che
trascurabili di sottoprodotti di
minore interesse, che si formano maggiormente con condizioni di reazione più
spinte. Parliamo in particolare di alcheni
clorurati e, in alcuni casi, di composti aromatici.
A valle del processo produttivo diventa, quindi,
indispensabile la separazione dei prodotti per distillazione.
I prodotti di maggior
interesse che si ottengono da questa reazione di alogenazione presentano delle
caratteristiche in comune; ad esempio, essi possono essere utilizzati come
refrigeranti, ossia come fluidi che hanno il compito di spostare calore da una
sorgente calda ad una sorgente fredda.
Un’altra caratteristica in
comune è quella di essere tossici all’uomo e all’ambiente.
Gli effetti tossicologici
dei clorometani, benché cambiano in funzione del tipo di sostanza, si
manifestano attraverso le loro proprietà narcotiche (esempio il cloroformio) e
neurotossiche; inoltre, quasi tutti possiedono tossicità epatica, renale ed
emopoietica.
Le intossicazioni possono
determinarsi attraverso le vie respiratorie oppure per assorbimento cutaneo. In
caso di un’esposizione acuta provocano reazioni allergiche, irritazioni alle
vie respiratorie e digestive, agli occhi.
I soggetti colpiti possono
denotare disturbi neurologici, mal di testa, vertigini o nausea, lacrimazione, disturbi
della vista, afonia, prurito. L’esposizione cronica nuoce al sistema
immunitario ed un assorbimento prolungato può dare origine ad anemie, effetti
genotossici, leucemie e altre forme tumorali.
Il clorometano CH3Cl o cloruro di metile si presenta sotto forma di gas incolore, infiammabile e caratterizzato da un odore leggermente dolciastro.
In passato è stato
utilizzato largamente come refrigerante; tuttavia, i rischi connessi alla
sua tossicità ne hanno ridotto l’impiego ed oggigiorno non è più utilizzato nei
prodotti di largo consumo.
Il diclorometano
CH2Cl2 è un liquido bassobollente di odore etereo,
non infiammabile ed un ottimo solvente per oli, resine, cere. Esso è utilizzato
nell’industriale tessile, del cuoio artificiale e dei lubrificanti.
Il cloroformio CHCl3 si presenta come un liquido incolore molto volatile e dall’odore dolciastro.
In passato, esso era utilizzato come disinfettante ed anestetico generale inalatorio; tuttavia è stato scoperto che l’impiego terapeutico del cloroformio ha portato alla morte di diversi pazienti, dovuta probabilmente alla somministrazione di dosaggi troppo elevati ed alla sua tossicità intrinseca (esercitata in particolar modo a livello cardiaco).
Oggi, pertanto, viene
impiegato solo nella manifattura di alcuni refrigeranti e come solvente di
estrazione.
Il tetraclorometano o tetracloruro di carbonio CCl4 è conosciuto anche come
Freon 10, una molecola utilizzata in passato come componente nel liquido degli
estintori, nei frigoriferi, nei condizionatori, negli smacchiatori e nei
lavaggi a secco.
Il Freon 10 è molto pericoloso perché perde un elettrone con la metabolizzazione in triclorometilene (CCl3); quest’ultima molecola presenta un elettrone spaiato, quindi diventa un radicale, quindi, un composto altamente reattivo e tossico.
Il triclorometilene reagisce con l’ossigeno e porta alla formazione di un radicale altamente reattivo con i lipidi della membrana, provocando il fenomeno di lipoperossidazione. Questo fenomeno comporta una disorganizzazione della struttura fosfolipidica della membrana cellulare, rendendo difficile il funzionamento delle proteine in essa incastrate (deputate agli scambi metabolici della cellula e più in generale necessarie al funzionamento della stessa).
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