“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Arnaldo Pomodoro, nato a Morciano di Romagna il 23 giugno 1926, è uno scultore e orafo italiano ed è considerato uno dei più grandi scultori
contemporanei italiani.
Egli è il fratello del noto scultore Giò Pomodoro.
Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California, Berkeley, Mills College. Dal 1990 dirige il Centro TAM per la formazione dei giovani, istituito in collaborazione con il Comune di Pietrarubbia nel Montefeltro.
Egli è il fratello del noto scultore Giò Pomodoro.
Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California, Berkeley, Mills College. Dal 1990 dirige il Centro TAM per la formazione dei giovani, istituito in collaborazione con il Comune di Pietrarubbia nel Montefeltro.
Le opere che hanno riscosso maggior successo sono le particolari sfere di bronzo, il materiale prediletto dall'artista, che si scompongono, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca ed alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell'interno.
Le sue opere adornano città importanti come Sorrento, Rimini, Pesaro, Roma, Milano, Terni, Torino, Tivoli, Belluno, Copenaghen, Brisbane; esse sono presenti anche in luoghi di prestigio e frequentati dal pubblico come in una piazza di fronte al Trinity College di Dublino, nel Department of Water and Power di Los Angeles, nel Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, nei maggiori musei mondiali e all'ONU.
È stato insignito dei seguenti premi: a San Paolo nel ’63, a Venezia nel ’64, uno dei sei premi internazionali del Carnegie Institute nel ’67, il Gran Premio Henry Moore in Giappone nel 1981, la Japan Art Association il Praemium Imperiale 1990 per la scultura dato dalla Japan Art Association.
Arnaldo Pomodoro, inoltre, si è dedicato anche alla scenografia teatrale: per la Semiramide di Rossini all’Opera di Roma nel 1982, sui "ruderi" di Gibellina dall’83 all’85 per la Orestea di Isgrò da Eschilo e nell’86 per la Didone di Marlowe, per la Alceste di Gluck all’Opera di Genova nell’87, per Oedipus rex di Stravinsky a Siena nel 1988, nell’estate 1989 per la Passione di Cleopatra del poeta egiziano Shawqi, nel 1990 per I Paraventi di Genet, nel 1992 per Nella solitudine dei campi di cotone di Koltes, nel 1993 per Più grandiose dimore di O’Neill e per Oreste di Vittorio Alfieri, La passione secondo Giovanni e Vespro della Beata Vergine di Antonio Tarantino e per Moonlight di Pinter.
Nel 1995 su iniziativa dell'artista, che intende dar vita a un centro di documentazione e studio, non solo della propria opera, ma in generale della scultura contemporanea nasce la Fondazione Arnaldo Pomodoro, la cui sede, inizialmente, era a Rozzano, alle porte di Milano, in un grande stabilimento industriale dismesso e ristrutturato su progetto di Pierluigi Cerri; la sede definitiva verrà inaugurata, successivamente, nel settembre 2005 in un nuovo edificio in via Solari, nell'area di una ex acciaieria.
Dal 1954 vive e lavora a Milano, accanto alla darsena di Porta Ticinese.
Lo stile
Nella sua arte domina un rigoroso spirito geometrico, per cui ogni forma tende all'essenzialità volumetrica della sfera, del cubo, del cilindro, del cono, del parallelepipedo e di altri solidi euclidei, nettamente tagliati, le cui ripetizioni in schiere o segmenti, rettilinei o circolari, sono paragonabili alla successione delle note in una composizione musicale, o ad ingranaggi di macchinari nascosti all'interno dei massicci contenitori, resi parzialmente visibili dalle spaccature e dai tagli che rompono le superfici levigate esterne.
La coerenza nell'associazione delle strutture interne alla monumentalità esteriore delle opere di grandi dimensioni dà vita all'opera di Pomodoro.
Lo spazio esterno si annulla di fronte alle "viscere" racchiuse dalle pareti lisce e lucenti, da nitidi volumi perfettamente delineati.
L'autorevolezza e l'importanza di un artista derivano non soltanto dalla sincera manualità, ma anche dal significato innovativo che riesce a conferire a uno o più elementi del suo discorso: sarebbe a dire dall'originalità che questi vengono ad assumere nel contesto espressivo.
Nel caso di Arnaldo Pomodoro, la scultura si porta dentro
un'aspirazione e un destino di libertà.
Fin dagli esordi, le sue opere celebrano una creatività di artigianato spontaneo e fantastico che
rivela una gioia e una forza vitali, intrise, però, di una sacralità arcaica.
I suoi lavori sembrano costruiti per gettare un ponte tra il passato, che comprende architetture di antiche civiltà, il presente, nella levigatezza che rispecchia il mondo circostante e un universo futuro, lontano nel tempo, vagamente alieno.L'alfabeto d'impronta cuneiforme all'origine della poetica espressiva di
Pomodoro si concretizza in una dimensione in cui lo spazio del vissuto e la
memoria si mescolano.
Il segno plastico di Pomodoro è componente di un
linguaggio che ha in sé potenzialità indefinite e indefinibili, che vuole
prescindere dalle cose così come appaiono per giungere a una profondità che, a
volte, è poco oltre l'immediato e che riassume e concentra in sé tutta l'essenza
della realtà.
Il fare artistico diventa creazione, creazione come in Klee di "forme e spazi" che vengono prodotti in "proporzioni
scelte" con ricchezza d'invenzione secondo una minuscola e preziosa
tessitura in sintonia con il ritmo interno delle proprie pulsioni.
L'artista, dunque, come un demiurgo, ha la facoltà di "generare" il reale e di
farlo in forme nuove, in forme che vanno oltre l'ovvietà dell'apparente e del
conosciuto per raggiungere nuovi accenti di poesia e di vita.
Commenti
Posta un commento