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Analisi della novella "Cisti fornaio" (Decameron, VI, 2)

Contesto generale  La novella di Cisti il fornaio è la seconda della sesta giornata del Decameron di Boccaccio. In questa giornata, tutte le novelle hanno un tema comune: il modo elegante e intelligente (con arte e garbo) con cui i personaggi riescono a rispondere a situazioni difficili, spesso grazie all’arguzia, alla prontezza di spirito o all’uso sapiente delle parole (i cosiddetti “motti”). La narratrice è Pampinea, una delle sette giovani protagoniste del Decameron, che introduce la novella con una riflessione: a volte la natura e la fortuna premiano persone di umili origini, dotandole di un'anima nobile e virtuosa, proprio come accade a Cisti. Trama in breve  Cisti è un fornaio fiorentino, quindi un uomo del popolo, ma di grande eleganza, educazione e intelligenza. Egli possiede un ottimo vino bianco, che desidera offrire a Geri Spina, un nobile fiorentino che ogni giorno passa davanti alla sua bottega insieme agli ambasciatori di papa Bonifacio VIII. Cisti però sa che, ...

Canto III- Inferno

Dante e Virgilio si trovano davanti alla porta di ingresso, la cui posizione non è precisata, che porterà all’Inferno. Il poeta inizia il terzo canto riportando la famosa scritta di colore scuro che campeggia sulla porta: "Per me si va ne la città dolente,  per me si va ne l’etterno dolore,  per me si va tra la perduta gente.                                    Giustizia mosse il mio alto fattore:  fecemi la divina podestate,  la somma sapienza e ’l primo amore.                           Dinanzi a me non fuor cose create  se non etterne, e io etterno duro.  Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate".   Secondo alcuni critici, il colore sc...

Canto II- Inferno

Sta calando la notte e Dante, che segue Virgilio lungo la strada che li condurrà alla porta dell’Inferno, è il solo che si prepara ad un percorso pieno di difficoltà mentre tutte le altre creature riposano. Dante rivolge un’invocazione alle Muse e all'alto ingegno precisando le sue notevoli capacità e di memoria e di intuito. Il Canto II è il primo della Cantica ed è per questo che si apre con il proemio, ovvero l'enunciazione del tema e l'invocazione alle Muse che dovranno assistere Dante nel racconto del viaggio compiuto nell'Oltretomba. In realtà, secondo alcuni recenti studi, il Canto II e il Canto I devono essere considerati, tuttavia, come un prologo unitari, che fa da introduzione tanto all’intero poema quanto alla prima Cantica; infatti, tutte e tre le Cantiche iniziano con prologhi di due canti che contengono un’invocazione, una parte di narrazione e la presentazione di alcuni elementi che preparano il lettore per quanto seguirà. Rispetto al proemio d...

Canto VI- Inferno

Ritornato in possesso delle proprie facoltà dopo lo svenimento al termine del colloquio con Paolo e Francesca, Dante si rende conto di essere entrato nel terzo cerchio. Il paesaggio è grigio, freddo ed untuoso ed accoglie le anime dannate dei golosi. Essi vengono investiti da una pioggia fredda, incessante, mista ad acqua sporca e neve, costretti a voltolarsi in un fango maleodorante che contrasta con la prelibatezza e i profumi dei cibi di cui furono ghiotti in vita, il che rende piuttosto evidente il contrappasso. La pena dei dannati è accresciuta dalla presenza di Cerbero che li rintrona col suo latrato e li graffia (“iscoia ed isquatra”) proprio come se fossero cibi da cucinare. Cerbero, tratto dalla mitologia greca, è un cane mastino a tre teste ed il suo corpo è ricoperto di serpenti velenosi che si rizzano facendo sibilare le proprie orrende lingue ad ogni suo latrato il quale ad un rombo di tuono. Il demonio, secondo la mitologia greca, aveva il c...

Le similitudini nei canti I-III-V dell’Inferno

Numerose ipotesi sono state fatte dagli studiosi di Dante Alighieri riguardo la data di inizio del presunto viaggio nei tre regni dell’oltretomba. Secondo le recenti interpretazioni della Divina Commedia, il poeta pone come data di inizio del suo viaggio il 25 marzo 1300, la quale coincide con la sera del giovedì santo, giorno in cui gli apostoli, dopo aver assistito all'Ultima Cena, si addormentano in un sonno profondo, mentre Cristo vive la Passione nell'orto degli ulivi. Dante, nel proemio del poema allegorico-didascalico, è preso dallo stesso sonno profondo e smarrisce inconsapevolmente la "retta via". Il poeta, successivamente, si ritrova impaurito ai piedi di un colle. Egli si sente finalmente rassicurato; infatti, il colle rappresenta allegoricamente la beatitudine, un obiettivo che, secondo Dante, l'uomo deve perseguire. La paura e l'angoscia che prova il poeta nell' intraprendere il viaggio si evidenzia attraverso una similitudine presente nei ver...

Canto V - Inferno

  Dante e Virgilio entrano nel secondo cerchio infernale. Essi incontrano Minosse, il giudice infernale che ascolta le confessioni delle anime dannate ed indica loro in quale cerchio si devono recare attorcigliando la coda intorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi che il dannato deve, poi, discendere. La figura di Minosse come giudice infernale risale al mito greco. Egli, figlio di Zeus e di Europa, fu re di Creta e marito di Pasifae che, accoppiatasi con un toro, partorì il Minotauro, un mostro con la testa taurina e il corpo umano. Quest’ultimo, per volere dello stesso Minosse, fu rinchiuso in un labirinto appositamente costruito da Dedalo. Dopo la morte, Minosse fu nominato da Zeus membro del collegio giudicante dell’Inferno. Egli viene descritto con dovizia di particolari dallo stesso Omero nell' Odissea (XI, 568-571): “ E vidi Minosse, lo splendido figlio di Zeus, con scettro d’oro fare ai morti giustizia, seduto; e intorno al sire si difendevano quell...

Secretum di Francesco Petrarca

Prima pagina del Secretum Secretum  o De secreto conflictu curarum mearum  ("Riguardo al segreto conflitto delle mie angosce") è un'opera scritta in latino da Francesco Petrarca composta da tre libri, i quali illustrano un dialogo tra il poeta e il santo e filosofo Agostino d'Ippona riguardo i peccati capitali. Essa viene composta nel 1347, rivista nel 1349 ed, infine, viene definitivamente modificata nel 1353. Esso viene divulgata fra il 1378 ed il 1379 grazie al monaco fiorentino Tedaldo della Casa. Secretum , tuttavia, non si presenta come un'opera frammentaria bensì con una struttura organica, ben definita e organizzata. In quest'opera Petrarca si sofferma principalmente sull'accidia; infatti, confessa al santo di esserne affetto. Il filosofo, in qualità di guida spirituale, cerca di spiegare al poeta la difficoltà di gestire un peccato di cui egli stesso è stato vittima. L'opera acquista così una profonda meditazione religiosa che scaturisce pri...

Analisi del testo. Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno di Francesco Petrarca

Testo Italia mia, benché ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio, piacemi almen che’ miei sospir’ sian quali spera ’l Tevero et l’Arno, e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio. Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paese. Vedi, Segnor cortese, di che lievi cagion’ che crudel guerra; e i cor’, che ’ndura et serra Marte superbo et fero, apri Tu, Padre, e ’ntenerisci et snoda; ivi fa che ’l Tuo vero, qual io mi sia, per la mia lingua s’oda. Voi cui Fortuna à posto in mano il freno de le belle contrade, di che nulla pietà par che vi stringa, che fan qui tante pellegrine spade? perché ’l verde terreno del barbarico sangue si depinga? Vano error vi lusinga: poco vedete, et parvi veder molto, ché ’n cor venale amor cercate o fede. Qual piú gente possede, colui è piú da’ suoi nemici avolto. O diluvio raccolto di che deserti strani per inondar i nostri dolci campi! Se da le proprie mani questo n...