“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Trama
“La locandiera” è una commedia in tre atti scritta da Carlo Goldoni.
Essa è ambientata a Firenze e la trama verte attorno al personaggio di Mirandolina, una giovane donna che dimostra fin da subito di essere sicura di sé, intelligente e che preferisce a contee e marchesati un sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda che il padre le ha affidato.
Nell’atto I Mirandolina viene corteggiata da due ospiti: il marchese di Forlipopoli, un nobile decaduto, e il conte di Albafiorita, un mercante arricchito che ha comprato il titolo nobiliare grazie al guadagno derivato dai suoi commerci.
I due personaggi rappresentano rispettivamente la nobiltà di sangue, ormai decaduta, e la nuova nobiltà. La prima resta attaccata alle apparenze del suo ceto sociale e pretende ancora di esercitare le antiche funzioni (es. protezione), godere degli antichi privilegi e di sfoggiare il lusso tradizionalmente legato alla sua condizione.
Dall’altra parte, il conte di Albafiorita, non potendo contare sul prestigio di sangue, cerca una rivalsa nell’ostentazione continua della sua ricchezza.
Arriva nella locanda un terzo ospite, il cavaliere di Ripafratta, burbero e misogino, il quale non condivide il corteggiamento insistente dei due ospiti abituali della locanda nei confronti di una donna, per giunta popolana, e dichiara di preferire la condizione di celibe.
Mirandolina, offesa dal comportamento del cavaliere, decide di farlo innamorare di lei.
Questo piano non è privo di screzi tra la donna ed il cavaliere come, ad esempio, quello a proposito della biancheria della locanda.
Il cavaliere intanto, con atteggiamento sprezzante e sgarbato, insegna ai due spasimanti di Mirandolina come devono essere trattate le donne, invitandoli a non abbassarsi troppo di fronte ad una popolana e ad esigere con durezza ciò che dai subalterni è dovuto.
Successivamente, entrano in scena due attrici, Ortensia e Dejanira, che si fingono gran dame e si contendono le attenzioni del marchese e del conte.
Alla fine dell’atto I, Mirandolina ribadisce il proposito di conquistare il cavaliere di Ripafratta.
Nell’atto II, Mirandolina continua il proprio piano di seduzione del cavaliere mostrandosi sempre più gentile e piena di riguardi nei suoi confronti, finché quest'ultimo inizia a mostrare i primi segni di cedimento. Ella, inoltre, dichiara di disprezzare le donne che mirano esclusivamente al matrimonio, destando immediatamente una certa ammirazione da parte della sua vittima.
Mirandolina usa a proprio favore la misoginia del cavaliere, mostrando con falsa sincerità di disprezzare anch'ella le donne e di condividere le idee del cavaliere.
A questo punto, il cavaliere non riesce a difendersi come vorrebbe e si innamora della locandiera.
Nell’atto III, il cameriere Fabrizio, da sempre di servizio nella locanda, è molto geloso di Mirandolina, la quale riceve, addirittura, in dono dal cavaliere una boccetta d'oro che, però, getta con disprezzo in un cesto.
Per portare a compimento la vendetta, la locandiera si mostra ostile nei confronti del cavaliere, dicendogli di non credere alla sue dichiarazioni d'amore. Pervaso da sentimenti contrastanti, il cavaliere non vuole far sapere di essere oggetto dei raggiri di una donna, ma allo stesso tempo spera di poterla avere per sé.
Quando il conte ed il marchese lo accusano di essersi innamorato della locandiera, l'orgoglio ferito del cavaliere esplode in una disputa che rischia di culminare in un duello tragico.
Fiera di essersi vendicata rendendo pubblico l’innamoramento del cavaliere, Mirandolina impedisce che si venga alle spade, ma arriva il momento in cui il Cavaliere dà in escandescenze e inizia a mostrarsi pericoloso.
Mirandolina riconosce di essersi spinta troppo in là e decide, quindi, di risolvere la questione sposando il cameriere Fabrizio, come le aveva consigliato il padre in punto di morte.
La protagonista non lo ama veramente, ma sceglie di approfittare delle circostanze sapendo che il matrimonio non sarà un vero ostacolo per la sua libertà.
Analisi della commedia
“La locandiera” offre uno spaccato della società del tempo, colta in tutte le sue articolazioni.
La locanda si pone come un luogo emblematico dove si incontrano personaggi appartenenti alle diverse classi sociali del tempo.
Mirandolina viene descritta come una padrona della locanda accorta, attenta ai suoi interessi, abile nella conduzione della sua attività come i mercanti del tempo.
Tuttavia, se da un lato presenta le caratteristiche positive del suo ceto, possiede in maggior misura quelle negative.
Ella specula sulla sua bellezza e sul suo fascino per attrarre ricchi clienti nella sua locanda e far accettare loro un trattamento scadente, ricavandone il massimo guadagno.
Accanto a questo cinismo, si associa anche la rivalsa classista sociale di una donna umile che, grazie ai privilegi concessi al suo fascino, tratta con familiarità ed alla pari con i nobili.
La superbia e la tracotanza del cavaliere, il quale la vuole degradare ad una condizione servile, feriscono il suo orgoglio e il suo narcisismo e stimolano il suo spirito di rivalsa.
La particolarità dell’opera teatrale è che la protagonista dimostra di essere sia regista che attrice dell’azione scenica tanto da rivolgersi spesso al pubblico, coinvolgendolo nella sua finzione.
Goldoni introduce il tema della discriminazione sessuale, ridicolizzando entrambi i sessi: quello femminile per la falsità (Mirandolina) e l’inconsistenza (Ortensia e Dejanira), quello maschile per l’ingenuità ed il servilismo.
Il commediografo veneto pone la figura femminile in una posizione peggiore rispetto a quella maschile da come si evince dal finale della commedia: egli invita l’uomo a dubitare dei comportamenti svenevoli della donna giacché possono avere un secondo fine.
Infine, vi sono le due attrici che, in quanto tali, non sono collocabili in alcuna classe sociale. I due personaggi cercano di emulare la locandiera, ma la loro recitazione è forzata e convenzionale, ricca di termini barocchi; sembra quasi che Goldoni abbia voluto con questi due personaggi presentare in una luce critica la Commedia dell’Arte contro cui indirizzerà la sua riforma teatrale.
“La locandiera” è una commedia in tre atti scritta da Carlo Goldoni.
Essa è ambientata a Firenze e la trama verte attorno al personaggio di Mirandolina, una giovane donna che dimostra fin da subito di essere sicura di sé, intelligente e che preferisce a contee e marchesati un sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda che il padre le ha affidato.
Nell’atto I Mirandolina viene corteggiata da due ospiti: il marchese di Forlipopoli, un nobile decaduto, e il conte di Albafiorita, un mercante arricchito che ha comprato il titolo nobiliare grazie al guadagno derivato dai suoi commerci.
I due personaggi rappresentano rispettivamente la nobiltà di sangue, ormai decaduta, e la nuova nobiltà. La prima resta attaccata alle apparenze del suo ceto sociale e pretende ancora di esercitare le antiche funzioni (es. protezione), godere degli antichi privilegi e di sfoggiare il lusso tradizionalmente legato alla sua condizione.
Dall’altra parte, il conte di Albafiorita, non potendo contare sul prestigio di sangue, cerca una rivalsa nell’ostentazione continua della sua ricchezza.
Arriva nella locanda un terzo ospite, il cavaliere di Ripafratta, burbero e misogino, il quale non condivide il corteggiamento insistente dei due ospiti abituali della locanda nei confronti di una donna, per giunta popolana, e dichiara di preferire la condizione di celibe.
Mirandolina, offesa dal comportamento del cavaliere, decide di farlo innamorare di lei.
Questo piano non è privo di screzi tra la donna ed il cavaliere come, ad esempio, quello a proposito della biancheria della locanda.
Il cavaliere intanto, con atteggiamento sprezzante e sgarbato, insegna ai due spasimanti di Mirandolina come devono essere trattate le donne, invitandoli a non abbassarsi troppo di fronte ad una popolana e ad esigere con durezza ciò che dai subalterni è dovuto.
Successivamente, entrano in scena due attrici, Ortensia e Dejanira, che si fingono gran dame e si contendono le attenzioni del marchese e del conte.
Alla fine dell’atto I, Mirandolina ribadisce il proposito di conquistare il cavaliere di Ripafratta.
Nell’atto II, Mirandolina continua il proprio piano di seduzione del cavaliere mostrandosi sempre più gentile e piena di riguardi nei suoi confronti, finché quest'ultimo inizia a mostrare i primi segni di cedimento. Ella, inoltre, dichiara di disprezzare le donne che mirano esclusivamente al matrimonio, destando immediatamente una certa ammirazione da parte della sua vittima.
Mirandolina usa a proprio favore la misoginia del cavaliere, mostrando con falsa sincerità di disprezzare anch'ella le donne e di condividere le idee del cavaliere.
A questo punto, il cavaliere non riesce a difendersi come vorrebbe e si innamora della locandiera.
Nell’atto III, il cameriere Fabrizio, da sempre di servizio nella locanda, è molto geloso di Mirandolina, la quale riceve, addirittura, in dono dal cavaliere una boccetta d'oro che, però, getta con disprezzo in un cesto.
Per portare a compimento la vendetta, la locandiera si mostra ostile nei confronti del cavaliere, dicendogli di non credere alla sue dichiarazioni d'amore. Pervaso da sentimenti contrastanti, il cavaliere non vuole far sapere di essere oggetto dei raggiri di una donna, ma allo stesso tempo spera di poterla avere per sé.
Quando il conte ed il marchese lo accusano di essersi innamorato della locandiera, l'orgoglio ferito del cavaliere esplode in una disputa che rischia di culminare in un duello tragico.
Fiera di essersi vendicata rendendo pubblico l’innamoramento del cavaliere, Mirandolina impedisce che si venga alle spade, ma arriva il momento in cui il Cavaliere dà in escandescenze e inizia a mostrarsi pericoloso.
Mirandolina riconosce di essersi spinta troppo in là e decide, quindi, di risolvere la questione sposando il cameriere Fabrizio, come le aveva consigliato il padre in punto di morte.
La protagonista non lo ama veramente, ma sceglie di approfittare delle circostanze sapendo che il matrimonio non sarà un vero ostacolo per la sua libertà.
Analisi della commedia
“La locandiera” offre uno spaccato della società del tempo, colta in tutte le sue articolazioni.
La locanda si pone come un luogo emblematico dove si incontrano personaggi appartenenti alle diverse classi sociali del tempo.
Mirandolina viene descritta come una padrona della locanda accorta, attenta ai suoi interessi, abile nella conduzione della sua attività come i mercanti del tempo.
Tuttavia, se da un lato presenta le caratteristiche positive del suo ceto, possiede in maggior misura quelle negative.
Ella specula sulla sua bellezza e sul suo fascino per attrarre ricchi clienti nella sua locanda e far accettare loro un trattamento scadente, ricavandone il massimo guadagno.
Accanto a questo cinismo, si associa anche la rivalsa classista sociale di una donna umile che, grazie ai privilegi concessi al suo fascino, tratta con familiarità ed alla pari con i nobili.
La superbia e la tracotanza del cavaliere, il quale la vuole degradare ad una condizione servile, feriscono il suo orgoglio e il suo narcisismo e stimolano il suo spirito di rivalsa.
La particolarità dell’opera teatrale è che la protagonista dimostra di essere sia regista che attrice dell’azione scenica tanto da rivolgersi spesso al pubblico, coinvolgendolo nella sua finzione.
Goldoni introduce il tema della discriminazione sessuale, ridicolizzando entrambi i sessi: quello femminile per la falsità (Mirandolina) e l’inconsistenza (Ortensia e Dejanira), quello maschile per l’ingenuità ed il servilismo.
Il commediografo veneto pone la figura femminile in una posizione peggiore rispetto a quella maschile da come si evince dal finale della commedia: egli invita l’uomo a dubitare dei comportamenti svenevoli della donna giacché possono avere un secondo fine.
Infine, vi sono le due attrici che, in quanto tali, non sono collocabili in alcuna classe sociale. I due personaggi cercano di emulare la locandiera, ma la loro recitazione è forzata e convenzionale, ricca di termini barocchi; sembra quasi che Goldoni abbia voluto con questi due personaggi presentare in una luce critica la Commedia dell’Arte contro cui indirizzerà la sua riforma teatrale.
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