“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
“Sonetto dedicato ai biondi capelli della sua donna” appartiene alla raccolta “Lira” pubblicata nel 1614 ed è scritta dal poeta Giovan Battista Marino.
L’autore è considerato il massimo esponente della poesia barocca nel XVII secolo in Italia.
Il sonetto in esame presenta versi endecasillabi, uno schema metrico nelle due quartine ABBA, tipico della rima incatenata o chiusa, ed un altro nelle due terzine CDC DCD, che caratterizza le rime alternate.
Il poeta si ispira al sonetto “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” di Francesco Petrarca per descrivere l’azione quotidiana di sciogliere i capelli biondi da parte della donna amata.
Il componimento di Marino, però, si rivela essere principalmente descrittivo; infatti, nella seconda quartina egli evidenzia gli effetti di luce provocati dallo sciogliersi della capigliatura sulle spalle e sul petto della donna.
I primi versi della poesia racchiudono una metafora: quando la donna amata si alza dal letto e scioglie i capelli, perfino l’oro non ha più valore e il sole, con i suoi raggi, aumenta il loro splendore.
Tale metafora trova il suo culmine nell’iperbole dell’ultimo verso del sonetto, esaltando la funzione galante dell’opera: “… volgersi quasi un girasole al sole”.
Nella prima terzina sono presenti una serie di metafore come “rami de l’aurea selva sua”, riferita alle ciocche dorate terminali della chioma bionda della donna, e “Amor vid’io … tendea mille al mio cor lacciuoli ed ami”, la quale descrive la personificazione dell’Amore che cattura il cuore del poeta mediante le ciocche di capelli della donna.
Alle metafore appena elencate si affiancano alcuni parallelismi:
- i capelli che cadono a cascata sulle spalle della donna sono paragonati ad una nuvola carica di acqua (“ricco nembo”);
- le ciocche dorate incorniciano il volto e si insinuano nel bel seno della donna come i serpenti nei fiori (“parte con globi d’or sen gia serpente tra’ fiori or del bel seno or del bel volto”);
I vocaboli usati nel sonetto come “auro”, “sol”, “luce”, “dì”, “or”, “girasole” appartengono al campo semantico della vita.
Per ribadire la bellezza vitale della donna amata, Marino utilizza figure fonetiche come l’allitterazione dei suoni “ol” (“sol”, “disciolto”, “folto”, “volto”, …), “or” (“oriente”, “or”, “Amor”, “sorgendo”, …), “el” (“bel”, “begli”, …), assonanze e consonanze nelle quartine (“folto-volto”, “oriente-nascente”, “serpente-cadente”, …) e nelle terzine (“rami-ami”, “sole-sole”- è considerata anche un’epifora-).
Questa costruzione fonica potenzia le metafore prevalenti e rafforza l’arguzia concettuale della conclusione. Lo spunto petrarchesco “de li capelli dorati sciolti a l’aura” viene elaborato da Marino in maniera originale.
Dopo i primi versi, però, egli si allontana dal modello classico per accostarsi a nuovi riferimenti e spunti; infatti, Marino non si rifà nel componimento all’idealizzazione astratta della donna, ma le fa assumere quasi una bellezza mineraria, una realtà aurea e gemmea.
Il poeta, tuttavia, include nelle caratteristiche della donna la qualità di essere il fondamento per la vita. La prima terzina richiama parzialmente la concezione pessimistica dell’amore presente nei componimenti di Cavalcanti: Amore è una forza ostile che, avvalendosi della figura femminile, coinvolge le facoltà umane e conduce inesorabilmente alla morte.
Marino si discosta dai poeti stilnovisti e da Petrarca poiché riduce la figura femminile ad un barbaglio/insieme di sole e di oro, ad un insieme di particolari corporei (i capelli biondi, le spalle, il petto).
L’attenzione non è posta più su vicende interiori e psicologiche del soggetto poetico come in Petrarca, ma è tutta proiettata su dati esterni, particolari oggettivi, azioni di vita quotidiana.
Il sonetto di Marino si caratterizza di uno svolgimento nuovo, trattato in modo libero e stupefacente. L’omaggio galante del poeta viene espresso tramite quadretti domestici, essenziali ma del tutto inediti.
La poesia di Marino è improntata ad una freddezza emotiva, basata su intellettualismi ed artifici senza che ci sia alcun coinvolgimento/ sentimento.
Nel Dolce Stil Novo, invece, l’amore non è solo un semplice corteggiamento, ma è un sentimento di elevazione spirituale fino a diventare adorazione per una donna che assume i tratti di un angelo e che fa da intermediario tra la Terra e il Cielo, fra il mondo profano e quello divino.
Sul piano stilistico, poi, il Dolce Stil Novo si caratterizza per una progressiva interiorizzazione e spiritualizzazione del sentimento amoroso.
Marino, inoltre, rifiuta il linguaggio poetico del Trecento impiegato da Petrarca ed introduce parole desunte dal volgare, da neologismi che scaturiscono dai dialetti e dal latino, mostrando anche nel linguaggio uno spregiudicato atteggiamento anticlassicista.
Il Dolce Stil Novo, invece, si è affermato per aver creato una nuova dolcezza e melodia all’interno dei versi, abbandonando i riferimenti della vita comune, contrariamente a quanto ha adottato Marino nelle sue poesie.
Ad ogni modo, i poeti e le correnti letterarie che sono stati citati rimangono rilevanti nel panorama culturale italiano poiché ciascuno, apportando nuovi criteri, ha determinato il successo di tre epoche letterarie.
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