“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Una caratteristica importante della sua poetica, riconosciuta dalla critica moderna, è la sua ingegnosa capacità di accostare situazioni e pensieri diversi ricercando argutamente, mediante figure retoriche e foniche, un nesso logico tra le medesime, con l’intento di meravigliare il lettore.
Il sonetto in esame presenta il seguente schema metrico:
- nelle quartine ABBA-ABBA, tipico della rima incrociata;
- nelle terzine CDE-CDE, che caratterizza la rima ripetuta.
Il sonetto è ambientato, secondo il verso iniziale della prima quartina, nella bellissima isola di Ischia, a Napoli, bagnata continuamente dalle onde del Mar Tirreno.
A partire già dal terzo verso, l’attenzione del poeta si sofferma, fino alla prima terzina, sul rituale di accoppiamento tra le diverse specie di pesci che popolano il mare (“vidi conca con conca e nicchio e nicchio baciarsi/ e come a l’un l’altro si mischia”).
Da un incrocio di sentieri vicino alla riva della spiaggia dell’isola, il poeta vede strisciare una biscia di mare che, innamorata, si avventura in una zona illuminata dai raggi del sole, per attirare l’attenzione de “l’angue”.
Il poeta osserva, poi, andare avanti ed indietro, da una grotta all’altra, “occhiate” e “salpe”, seguite dai maschi della loro specie.
Marino interrompe la descrizione del paesaggio acquatico e dei suoi abitanti per contemplare, con sofferenza, l’impossibilità di essere ricambiato di pari sentimento dalla “perfida Lilla”, la sua amata.
Tale pensiero è espresso mediante una contrapposizione presente nel primo verso dell’ultima terzina: “Né però …”; infatti, Marino intende sottolineare l’opposizione tra l’amore sensuale, che coinvolge persino creature fredde come i pesci, e la durezza di cuore della sua donna.
Il poeta spera che quella “rigid d’alpe” che racchiude il cuore dell’amata, se non spezzata, sia almeno meno “dura” nei suoi confronti.
Con quest’ultima terzina, Marino raggiunge lo stesso obiettivo che caratterizza le sue opere, cioè l’intenzione di stupire il lettore attraverso accostamenti di elementi totalmente diversi.
Il poeta tiene ad evidenziare un accostamento, attorno al quale ruota l’intero componimento: esseri viventi quasi minerali, freddi e sfuggenti come i pesci sono, addirittura, animati improvvisamente dall’istinto ad accoppiarsi, situazione che si contrappone alla freddezza di Lilla, la quale non ricambia all’autore alcun sentimento o attenzione.
L’effetto di novità e di spiazzamento è accentuato dall’uso di parole che rendono quasi umani i comportamenti dei pesci marini: “… vidi conca con conca e nicchio e nicchio baciarsi …”, “… e la biscia del mar, che pur s’arrischia/venirne infin colà presso il crocicchio … la chiama l’angue innamorato e fischia …”, “… e vidi ancor d’amor l’algente anguilla arder fra l’acque …”.
In questa poesia emergono alcune tra le caratteristiche più rilevanti dei componimenti del Barocco: la bizzarria e la stravaganza.
Dall’osservazione della natura, Marino ricava la dimostrazione che l’amore, quando viene inteso come impulso biologico, anima ogni aspetto della realtà; infatti, le stesse profondità marine sono intrise d’amore.
Da un punto di vista stilistico, lo stesso Torquato Tasso, precursore della corrente letteraria del Manierismo (e dello stesso Barocco), influenza Marino al punto che il “parlare disgiunto” di Tasso ricorre frequentemente in questa poesia mediante enjambement (es. versi 3-4: “… vidi conca con conca e nicchio e nicchio/ baciarsi, e come a l’un l’altro si mischia/ …”).
Il sentimento dell’amore, secondo Marino, è una forza che origina comportamenti imprevedibili ed incontrollabili. Altrettanto accade con Petrarca.
Nella seconda terzina è evidente il riferimento al repertorio petrarchesco; infatti, Marino evidenzia lo stesso sentimento che ha costantemente tormentato Petrarca, cioè la consapevolezza di non arrivare mai alla donna amata, bellissima ma irraggiungibile.
In questo sonetto si evidenziano molti degli elementi che hanno contraddistinto e caratterizzato la letteratura barocca, la quale genera nel lettore diletto, meraviglia, stupore ed originalità.
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