L’elemento principale della poetica di Petrarca è il dissidio interiore che nasce dalla sua esigenza primaria di volersi elevare a Dio, allontanandosi dai desideri della sua esistenza terrena.
Questo stato d’animo lacerante scaturisce da due momenti particolari che caratterizzano la vita del poeta: la carriera ecclesiastica che decide di intraprendere nel 1326 e il suo incontro con Laura in una chiesa ad Avignone.
Il dissidio interiore percorre tutte le sue opere dando vita, così, ad una nuova concezione del mondo in cui la religione non è più l’unico interesse dell’uomo, ma se ne affermano altri come la gloria, l’amore e, soprattutto, lo studio approfondito per gli antichi poeti (latini).
Il poeta, dunque, soffre di un costante senso di colpa ed è indeciso sulla scelta da compiere tra amore terreno e amore divino; è consapevole di vivere da peccatore, ma ugualmente non riesce a resistere alle lusinghe terrene, come affermerà alla sua guida spirituale Sant’Agostino di Ippona in “Secretum”.
Nel Canzoniere Petrarca utilizza Laura per dare, a livello poetico, concretezza a questa sua lacerazione.
Egli la pone al centro dei suoi pensieri più intimi esaltandone la bellezza fisica e spirituale.
Quest’ultime due realtà presenti in Laura permangono, comunque, antitetiche e provocano inevitabilmente nell’animo del poeta indecisione, inquietudine e senso di colpa.
La figura di Laura, della quale il poeta è perdutamente innamorato, assume solo un valore simbolico; infatti, la descrive attraverso dei particolari come “capei d’oro” o “begli occhi” dai quali non è possibile ricavare un’immagine concreta della donna.
Lo stesso accade nella descrizione degli spazi che mutano con i sentimenti del poeta; infatti, gli incontri con Laura si svolgono sempre in tipici paesaggi idillici e tipici della tradizione.
Pur adottando i canoni linguistici e strutturali dello Stil Novo, l’immagine che Petrarca trasmette al lettore della donna è prettamente sensuale e, di conseguenza, fonte di peccato.
Francesco Petrarca rimane, comunque, l’emblema della società in cui vive in quanto presenta le stesse inquietudini e le stesse difficoltà nel trovare una stabilità alla quale aggrapparsi.
L’opera in cui si analizza dettagliatamente tutta la sua difficoltà di vivere è Secretum, il cui titolo più appropriato, tradotto in italiano corrente, è “Il conflitto segreto delle mie angosce”.
Da questa opera, però, si ha solo uno spietato esame di coscienza condotto insieme alla sua guida spirituale sant’Agostino, ossia un’ulteriore conferma dell’impossibilità di diventare un “uomo nuovo”, capace di abbandonare le cose terrene (gloria, successo, amore), considerate dalla sua guida caduche, effimere, per tendere verso le cose eterne che portano l’uomo a raggiungere l’eterna beatitudine.
Il testo si compone di tre libri che descrivono le tre giornate in cui Petrarca immagina di sostenere un dialogo con il filosofo sant’Agostino di Ippona, considerato la sua guida spirituale.
Sant’Agostino è, in realtà, la proiezione della sua coscienza che analizza la realtà peccatrice in cui vive: egli parte da un’analisi spietata e smonta, pian piano, tutti gli alibi morali dietro ai quali il Petrarca-peccatore si nasconde.
La conclusione è deludente giacché è disposto a perseguire quanto propone la sua guida ma non è abbastanza coerente per allontanare quanto di terreno lo coinvolge.
Questo dissidio interiore si può spiegare grazie al fatto che Petrarca, nascendo nel 1304, vive in un periodo di transizione tra il Medioevo e l’Umanesimo, durante il quale ai tipici valori religiosi dell’ “età buia” comincia ad accostarsi una visione più individualista e terrena del mondo che si affermerà definitivamente nel Quattrocento.
Tale dissidio raggiunge il culmine quando il fratello Gherardo prende gli ordini monastici e diventa frate certosino.
Nella lettera L’ascesa al Monte Ventoso Petrarca esalta la sicurezza del fratello nell’intraprendere il cammino che conduce a Dio, mentre biasima se stesso che al sentiero tortuoso cerca invano una strada più agevole.
Petrarca rimane, tuttavia, per i suoi tempi un grande innovatore della cultura medievale - tradizionale.
Egli presenta un temperamento ed una coscienza di intellettuale che per molti aspetti richiama la condizione psicologica di autori del nostro tempo.
Petrarca, pur non riuscendo a trovare un punto di riferimento definitivo, in realtà, ha avuto il grande merito di intuire che una vera cultura non può prescindere dal progresso scientifico; inoltre, sapendo che niente è definito e perfetto, si deve dare la possibilità all’uomo di istruirsi liberamente, senza essere succube di dogmi di natura filosofica o religiosa, poiché la conoscenza è in continua evoluzione.
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