“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Il romanzo Il fu Mattia Pascal (1903) è stato scritto da Luigi Pirandello durante uno dei periodi più difficili della sua vita: dal punto di vista economico, assiste ad una frana che provoca un'alluvione in una delle zolfare sulle quali il padre aveva investito l'intero capitale; dal punto di vista familiare, è costretto a far curare la moglie in una clinica psichiatrica poiché la rovina economica le ha provocato gravi squilibri psichici.
Il romanzo tratta in 18 capitoli la vicenda paradossale di un uomo che smarrisce la propria identità. Tale vicenda è raccontata dal protagonista Mattia Pascal in prima persona e retrospettivamente. Dopo le premesse teoriche dei primi due capitoli, a partire dal terzo Mattia inizia il racconto, ripercorrendo in ordine cronologico le tappe della vicenda: la vita al paese d'origine (Miragno), la fuga, la nuova esistenza di Adriano Meis, il finto suicidio, il ritorno a Miragno e la nuova condizione di individuo senza identità.
I temi fondamentali dell'arte pirandelliana affrontati nell'opera sono prevalentemente la perdita dell'identità, i concetti di "forma" e "vita", la teoria dell' "umorismo", la "maschera".
Mattia vuole abbandonare la "maschera" sociale che si porta addosso, per cercare la libertà, una nuova identità che corrisponda alla sua vita interiore. Egli, però, scopre con sgomento che, al di là della rete sociale angusta delle convenzioni abituali, non è possibile vivere: Adriano Meis è un' "invenzione ambulante" poiché per l'anagrafe e per la società non esiste.
Dall'ansia soffocata di cambiare la propria vita per meglio goderla e dal desiderio frustrato di essere se stesso senza farsi sopraffare dalle leggi sociali, deriva la sofferenza del personaggio.
Il protagonista, rendendosi conto che il suo sogno è impossibile, rinuncia ad ogni identità sociale e resta nel paese natìo in una condizione di estraneità e di distacco rispetto alla vita.
Il protagonista, rendendosi conto che il suo sogno è impossibile, rinuncia ad ogni identità sociale e resta nel paese natìo in una condizione di estraneità e di distacco rispetto alla vita.
Secondo alcuni critici, il personaggio di Mattia Pascal è confrontabile con quello di Zeno Cosini, protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, in quanto la consapevolezza di non poter essere più né Mattia né Adriano Meis porta il protagonista de Il fu Mattia Pascal ad accettare serenamente il proprio fallimento, guardando se stesso con ironia, la stessa arma usata da Zeno per accettare la sua inevitabile condizione di inetto.
Mattia Pascal è, inoltre, un personaggio che inaugura la serie di personaggi "umoristici" (perché comici e dolenti allo stesso tempo) che caratterizzeranno le opere narrative e teatrali dello scrittore siciliano.
Leonardo Sciascia, infatti, rileva il "sentimento del contrario" in quest'opera a partire dal nome del protagonista, fornendone una spiegazione nel suo scritto Alfabeto pirandelliano (1989):
"Mattia Pascal. <<Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal>>. Una certezza soltanto anagrafica, un' identità spiaccicata come larva tra i fogli di un registro. Per il resto - di sé, del suo esistere - Mattia Pascal avrebbe potuto dire ( e in effetti lo dice, in diluizione, per tutto il libro): << Io non so né perché venni al mondo né come, né cosa sia il mondo, né cosa io stesso mi sia. E s'io corro ad investigarlo, mi ritorno confuso d'una ignoranza sempre più spaventosa. [...] Mi trovo come attaccato in un piccolo angolo di uno spazio incomprensibile, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove. >>
È un pensiero di Blaise Pascal: e lo diamo, non senza motivo, quasi a segnare un grado di avvicinamento a Pirandello, nell'esattissima traduzione di Ugo Foscolo. E viene il legittimo sospetto che a suggestione più o meno vicina di questo pensiero di Blaise Pascal abbia suggerito quel solenne cognome che umoristicamente, come a rovesciarlo, come a dargli immediato riflesso del contrario, si accompagna al nome Mattia, [...] e Pirandello avrà pensato alla mattia: follia blanda, [...] come atto o stato di liberazione. [...] In quanto a Pirandello lettore di Pascal, e di segreta affezione, possiamo avanzarne il sospetto, e non senza qualche indizio: pare ci fosse tra i suoi libri, un Pascal postillato ai margini; come certamente c'era un Montaigne, scrittore che ben conosceva ed evidentemente amava."
Nel link di seguito è presente un file .word che analizza in modo approfondito il romanzo:
https://drive.google.com/file/d/1EoZnhpxqk-bT9mfnFHBFyyFg2JrEcEbX/view?usp=sharing .
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