“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Adam Smith: le basi teoriche in “La ricchezza delle nazioni” e la logica del conflitto padrone-operai
Il filosofo ed economista scozzese Adam Smith è considerato il fondatore dell’economia politica perché fu il primo alla fine del Settecento a studiare i fattori che determinano l’accrescimento e la diminuzione della ricchezza complessiva di un Paese, immortalandoli nelle pagine di La ricchezza delle nazioni.
Egli analizza nell’opera in modo sistematico i processi che riguardano la produzione, la distribuzione ed il consumo delle merci fino allo studio delle leggi che regola questi passaggi.
I punti salienti, precisamente le basi teoriche, sottolineati in La ricchezza delle nazioni sono descritti in breve di seguito.
Le basi teoriche
Divisione del lavoro
Nel primo libro de La ricchezza delle nazioni, Adam Smith analizza le cause che migliorano il “potere produttivo del lavoro” e il modo con il quale la ricchezza prodotta si distribuisce naturalmente fra le classi sociali.
La ricchezza di una nazione viene identificata all’insieme dei beni prodotti suddivisi per l’intera popolazione.
Tale ricchezza viene prodotta attraverso il lavoro e può essere incrementata aumentando la produttività del lavoro o il numero dei lavoratori.
Il lavoro permette, inoltre, di stimare il valore di scambio di un bene.
La divisione del lavoro permette l’incremento della produttività del lavoro come illustrato nell’esempio della “fabbrica degli spilli”: se un individuo deve, da solo, fabbricare spilli partendo dall’estrazione dal suolo della materia prima fino alla realizzazione di ogni singola fase artigianale, riuscirà difficilmente a produrre quantità elevate di spilli in poco tempo.
Se a questo individuo, però, viene fornito un filo metallico già pronto, egli riuscirà ad aumentare la sua produzione.
Le ragioni dell’incremento produttivo indotto dalla divisione del lavoro sono l’aumento dell’abilità manuale di ogni lavoratore (specializzazione), la riduzione del tempo perso per passare da un’attività all’altra, l’invenzione e l’applicazione di macchine che facilitano e riducono il lavoro manuale, permettendo ad un solo lavoratore di realizzare l’attività di più persone.
Ordine naturale
Adam Smith è convinto che gli uomini abbiano una naturale propensione allo scambio e siano guidati da una “mano invisibile” che, incitandoli ad arricchirsi liberamente e ad operare per il proprio interesse, li spinge “naturalmente” ad agire per il benessere della nazione.
Il libero scambio
Adam Smith critica la politica dei mercantilisti e se ne distacca in quanto sostanzialmente protezionista e, quindi, contrapposta al libero mercato.
I due motivi principali a sostegno della politica di libero mercato sono:
Infine, il libero scambio limita l’influenza dello Stato sul monopolio della produzione delle proprie fabbriche.
Lo Stato, secondo Adam Smith, ha il compito di tutelare la nazione (difesa) amministrare la Giustizia affinché nessun individuo possa ledere gli interessi di un altro individuo, fare opere pubbliche ed intervenire sulle istituzioni pubbliche: le prime in modo da migliorare le condizioni per il commercio e il secondo con particolare riferimento all’Istruzione.
Padroni e operai: la logica del conflitto sociale
Smith riuscì, inoltre, a spiegare perché nelle società moderne la ricerca individuale è sempre compatibile con il benessere collettivo, concentrandosi, soprattutto, sul rapporto che intercorre tra gli industriali e gli operai durante la Prima Rivoluzione Industriale, come si evince nello scritto Padroni e operai: la logica del conflitto sociale.
Da una parte, sono i padroni che hanno come obiettivo il profitto e, costantemente, cercano di abbassare il salario dei lavoratori per incrementare di più i loro utili; dall’altra parte, vi sono, invece, gli operai che, continuamente, chiedono l’aumento della loro retribuzione.
In questo rapporto Smith apparentemente non esprime un suo parere, ma è evidente che riconosce la posizione privilegiata del padrone rispetto all’operaio che ha come unica risorsa proprio quel salario. Il suo punto di vista è principalmente economico ed esclude, pertanto, l’analisi della necessità dello sviluppo delle nazioni per la realizzazione di un nuovo standard di vita che possa determinare la nascita di una nuova classe sociale: la classe operaia.
A tal fine spiega il rapporto intercorrente tra padrone ed operaio e, a tutela dell’uno e dell’altro, sono nate associazioni e sindacati; inoltre, vi si prospetta la possibilità di intervenire su eventuali cambiamenti nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratori attraverso lo sciopero.
Le istanze mosse dalla classe operaia tendono a miglioramenti che vanno dal salario al luogo di lavoro, dalla mensa alla sicurezza ed alla sanità dell’ambiente, e tali richieste vengono riportate in accordi che vanno a modificare i contratti di categoria.
Lo sciopero, spesso, può essere anche violento poiché l’obiettivo è quello di creare disordini; di solito viene chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, le quali, comunque, devono essere avvertite in anticipo.
La ricchezza di una nazione viene identificata all’insieme dei beni prodotti suddivisi per l’intera popolazione.
Tale ricchezza viene prodotta attraverso il lavoro e può essere incrementata aumentando la produttività del lavoro o il numero dei lavoratori.
Il lavoro permette, inoltre, di stimare il valore di scambio di un bene.
La divisione del lavoro permette l’incremento della produttività del lavoro come illustrato nell’esempio della “fabbrica degli spilli”: se un individuo deve, da solo, fabbricare spilli partendo dall’estrazione dal suolo della materia prima fino alla realizzazione di ogni singola fase artigianale, riuscirà difficilmente a produrre quantità elevate di spilli in poco tempo.
Se a questo individuo, però, viene fornito un filo metallico già pronto, egli riuscirà ad aumentare la sua produzione.
Le ragioni dell’incremento produttivo indotto dalla divisione del lavoro sono l’aumento dell’abilità manuale di ogni lavoratore (specializzazione), la riduzione del tempo perso per passare da un’attività all’altra, l’invenzione e l’applicazione di macchine che facilitano e riducono il lavoro manuale, permettendo ad un solo lavoratore di realizzare l’attività di più persone.
Ordine naturale
Adam Smith è convinto che gli uomini abbiano una naturale propensione allo scambio e siano guidati da una “mano invisibile” che, incitandoli ad arricchirsi liberamente e ad operare per il proprio interesse, li spinge “naturalmente” ad agire per il benessere della nazione.
Il libero scambio
Adam Smith critica la politica dei mercantilisti e se ne distacca in quanto sostanzialmente protezionista e, quindi, contrapposta al libero mercato.
I due motivi principali a sostegno della politica di libero mercato sono:
- Incremento della divisione del lavoro e, di conseguenza, della produzione economica e del benessere comune dovuto allo sviluppo della rete di trasporti a livello internazionale;
- Nessun intervento esterno al mercato è necessario per raggiungere lo stato di equilibrio perché il mercato possiede forze di autoregolazione (detta mano invisibile).
Infine, il libero scambio limita l’influenza dello Stato sul monopolio della produzione delle proprie fabbriche.
Lo Stato, secondo Adam Smith, ha il compito di tutelare la nazione (difesa) amministrare la Giustizia affinché nessun individuo possa ledere gli interessi di un altro individuo, fare opere pubbliche ed intervenire sulle istituzioni pubbliche: le prime in modo da migliorare le condizioni per il commercio e il secondo con particolare riferimento all’Istruzione.
Padroni e operai: la logica del conflitto sociale
Smith riuscì, inoltre, a spiegare perché nelle società moderne la ricerca individuale è sempre compatibile con il benessere collettivo, concentrandosi, soprattutto, sul rapporto che intercorre tra gli industriali e gli operai durante la Prima Rivoluzione Industriale, come si evince nello scritto Padroni e operai: la logica del conflitto sociale.
Da una parte, sono i padroni che hanno come obiettivo il profitto e, costantemente, cercano di abbassare il salario dei lavoratori per incrementare di più i loro utili; dall’altra parte, vi sono, invece, gli operai che, continuamente, chiedono l’aumento della loro retribuzione.
In questo rapporto Smith apparentemente non esprime un suo parere, ma è evidente che riconosce la posizione privilegiata del padrone rispetto all’operaio che ha come unica risorsa proprio quel salario. Il suo punto di vista è principalmente economico ed esclude, pertanto, l’analisi della necessità dello sviluppo delle nazioni per la realizzazione di un nuovo standard di vita che possa determinare la nascita di una nuova classe sociale: la classe operaia.
A tal fine spiega il rapporto intercorrente tra padrone ed operaio e, a tutela dell’uno e dell’altro, sono nate associazioni e sindacati; inoltre, vi si prospetta la possibilità di intervenire su eventuali cambiamenti nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratori attraverso lo sciopero.
Le istanze mosse dalla classe operaia tendono a miglioramenti che vanno dal salario al luogo di lavoro, dalla mensa alla sicurezza ed alla sanità dell’ambiente, e tali richieste vengono riportate in accordi che vanno a modificare i contratti di categoria.
Lo sciopero, spesso, può essere anche violento poiché l’obiettivo è quello di creare disordini; di solito viene chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, le quali, comunque, devono essere avvertite in anticipo.
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