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Dubliners by J.Joyce (riferimento a 'Eveline' e 'The dead')

“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? di Paul Gauguin


Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? è un olio su tela realizzato da Paul Gauguin nel 1897-98 e conservato al Museo di Fine Arts a Boston.
Il dipinto è considerato un testamento spirituale dell’artista, il quale realizza il ciclo della vita ambientandolo all’interno di un paradiso polinesiano.
Paul Gauguin realizza questo dipinto in un momento tragico della sua vita, poco prima di compiere il suicidio. L’artista stava per compiere 50 anni e fu spinto a fare un bilancio della propria esistenza, aggravato dalla precaria condizione di vita e dalla morte della figlia Aline.
La sua sofferenza, pertanto, lo spinse a creare un'opera di grandi dimensioni (la più grande del suo opus) che fosse una riflessione sull'esistenza, una summa di tutte le sue ricerche cromatiche e formali degli ultimi otto anni.

Descrizione

Il dipinto ha formato orizzontale con uno sviluppo panoramico simile ad un fregio: all’interno di un ambiente idealizzato e naturale vi sono dodici figure umane (11 donne e 1 neonato ed 1 uomo) e numerosi animali.
A partire da destra, in basso, un neonato dorme tranquillo sull’erba, circondato da tre giovani donne: due di loro guardano centralmente verso lo spettatore, mentre la terza è seduta di schiena con il volto di profilo.
Dietro il gruppo, due figure femminili indossano lunghe tuniche ed avanzano lentamente.
Al centro vi è un giovane polinesiano in piedi, intento a raccogliere un frutto. Egli indossa un panno bianco lungo i fianchi. Accanto a lui giocano due gatti ed una capra attende seduta.
In prossimità dell’angolo di sinistra è seduta una giovane la quale presenta un panno lungo i fianchi.
Ella si rivolge ad una donna anziana che, con le mani strette intorno al volto e gli occhi semichiusi, è seduta in posizione “quasi fetale”.
Ai suoi piedi un uccello bianco calpesta una lucertola tra le zampe.
Una donna, infine, vestita, è raffigurata in secondo piano in piedi e di profilo. Alla sua sinistra si trova una grande statua di un idolo polinesiano su di una base naturale.
Sul fondo del dipinto, a sinistra, si intravede il mare, dove si erge una grande isola montuosa.

Analisi

Nel dipinto sono delineate le diverse età della vita e la condizione esistenziale che esprimono.
Anche in questa opera Gauguin non abbandona la componente spirituale che fa di lui un artista simbolista. La lettura dell'opera, condotta da destra verso sinistra, propone una riflessione sull’esistenza umana.
Il primo dei 12 personaggi è un neonato abbandonato in un sonno innocente. Questa innocente creatura viene volontariamente contrapposta all’ultimo personaggio a destra, una donna anziana che stringe il capo tra le mani.
Il suo colore scuro e spento si riferisce alla sua condizione psicologica che, insieme alla ragazza accanto, ricorda il passare del tempo.
L’uccello ai piedi della vecchia è bianco, come il colore del lutto secondo la cultura polinesiana.
Al centro si trova illuminato un giovane nel pieno del vigore, della giovinezza. Il suo corpo, intento a raccogliere un frutto, richiama quello di un’antica divinità. Ponendo maggior attenzione, tale personaggio richiama il Cristo del dipinto "Il Cristo giallo", realizzato dallo stesso Gauguin.

Il paesaggio ricorda un eden da sempre cercato ed idealizzato da Gauguin.
La ricerca di una spiritualità vera e naturale si coglie nella disposizione di idoli provenienti da diverse culture.
A sinistra, sullo sfondo, si coglie l’immagine di un idolo dell’isola di Giava di colore blu visto da Gauguin durante una delle sue escursioni.
I corpi sono dipinti senza l’uso del chiaro-scuro e le forme sono evidenziate da una linea di contorno solida ed elegante.
Il paesaggio e la vegetazione sembrano costruiti con semplici campiture ad incastro.
A differenza dei primi lavori tahitiani, l’impianto cromatico è costituito prevalentemente dal verde, dal blu e dal viola scuro presenti nel paesaggio naturale. Questi colori scuri contrastano, poi, con i colori primari caldi, giallo e rosso, presenti nelle vesti e nell’incarnato delle figure umane, mettendo in risalto, senza l’uso di colori chiaroscurali, il contrasto tra colori ocra e bruni con colori freddi.
Nell’opera non viene adottata la prospettiva geometrica e lo spazio è suggerito dalle prospettive di grandezza e di sovrapposizione; inoltre, è presente una simmetria nel dipinto che ha come asse il giovane in piedi: il neonato e le tre donna bilanciano la donna e l’anziana a sinistra.
I due angoli superiori sono, infine, occupati da campiture di colore oro con il titolo del quadro e decorazioni.

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