Contesto generale La novella di Cisti il fornaio è la seconda della sesta giornata del Decameron di Boccaccio. In questa giornata, tutte le novelle hanno un tema comune: il modo elegante e intelligente (con arte e garbo) con cui i personaggi riescono a rispondere a situazioni difficili, spesso grazie all’arguzia, alla prontezza di spirito o all’uso sapiente delle parole (i cosiddetti “motti”). La narratrice è Pampinea, una delle sette giovani protagoniste del Decameron, che introduce la novella con una riflessione: a volte la natura e la fortuna premiano persone di umili origini, dotandole di un'anima nobile e virtuosa, proprio come accade a Cisti. Trama in breve Cisti è un fornaio fiorentino, quindi un uomo del popolo, ma di grande eleganza, educazione e intelligenza. Egli possiede un ottimo vino bianco, che desidera offrire a Geri Spina, un nobile fiorentino che ogni giorno passa davanti alla sua bottega insieme agli ambasciatori di papa Bonifacio VIII. Cisti però sa che, ...
Per la prima volta ci si interroga sul rapporto tra spazio geografico e tempo storico, in pratica, l’evoluzione raggiunta dalla storia europea al confronto di ciò che è avvenuto per gli abitanti di altre parti del globo, come le terre scoperte o quelle colonizzate, a partire dal XV secolo.
In Italia, Giambattista Vico offre una geniale risposta ai nuovi interrogativi sulla storia. Il suo criterio è basato sul “verum factum”, ossia “il vero coincide con il fatto”. In opposizione al criterio del Razionalismo imperante nel Settecento, il mondo che circonda l’uomo è un’opera imperscrutabile del Creatore. Pertanto solo Dio conosce il senso e il fine dell’esistenza del mondo proprio perché lo ha fatto Lui.
Da ciò, Vico sostiene che l’uomo, essendo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ha la conoscenza certa tutte le volte che fa una cosa.
Il quesito che il filosofo successivamente si pone è : “Dove mai si dispiega la conoscenza umana?”. La risposta a tale quesito risiede nella storia non intesa come una raccolta erudita di fatti, ma un insieme di strutture concettuali che spieghino il divenire della civiltà contestualmente al divenire degli esseri umani.
La storia, così, diventa un campo di indagine aperto a diverse discipline come l’antropologia, la linguistica, la geografia e la psicologia. Giambattista Vico, inoltre, delinea la figura imparziale e indipendente dello storico, facendo riferimento all’operato dello storico Ludovico Antonio Muratori.
Secondo quest’ultimo, la storia deve essere una ricostruzione, rigorosamente documentata, di come sono andate le cose, senza preoccupazioni apologetiche, distinguendo le cause degli avvenimenti ricostruibili con indagine umana dalle vie della Provvidenza certe ma imperscrutabili, e con assoluta indipendenza di giudizio.
Vico sostiene che ogni civiltà attraversa tre epoche, partendo da un’ “età degli dei”, per passare, poi, alla “età degli eroi” e per arrivare, infine, all’ “età degli uomini”. Queste tre epoche corrispondono al progredire delle facoltà intellettuali dell’uomo.
Nella “età degli dei” l’uomo ha una conoscenza prevalentemente sensistica, ossia spiega i fenomeni che lo circondano con l’immaginazione, senza dare una motivazione razionale. In questa età è presente l’animismo, ossia una concezione tipica degli uomini primitivi secondo cui ogni fenomeno o cosa dell’universo, inspiegabile a livello razionale, è dotato di anima e corpo e vive di una vita propria.
Nella “età degli eroi” l’uomo si inizia a discostare dalla conoscenza sensistica e cerca di dare una prima motivazione razionale dei fenomeni che lo circondano.
Nella “età degli uomini” si ha il massimo grado della civilizzazione giacché l’uomo, vivendo in società, regolamenta i rapporti con i suoi simili attraverso leggi e fornisce una motivazione razionale valida a tutti gli eventi che accadono.
Per lo storico, tuttavia, nella “età degli uomini” si verificherà un evento cruciale che porterà l’uomo in uno stato bestiale: verranno frantumate tutte le motivazioni razionali e tutti gli elementi che definiscono civile una società (formazione di un governo, leggi, stratificazione sociale, …), sottolineando che l’uomo, in quella fase, si dimostrerà egoista e anteporrà al bene comune il proprio tornaconto, promuovendo la tirannide e l’anarchia.
È evidente che un’età si afferma a discapito di un’altra: l’ “età degli uomini”, ad esempio, si afferma a discapito dell’immaginazione e della fantasia presente nell’ “età degli dei”. Ecco perché nell’età moderna regna la ragione, mentre langue la fantasia e, con essa, la poesia.
La caduta della “età degli uomini” sarà fonte di una ricostruzione (non completamente nuova) dell’ “età degli dei”. Per questo motivo, il concetto di storia come Scienza nuova per Vico è sintetizzato nel seguente modo: “corsi e ricorsi storici”.
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