L’opera
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” è stata scritta da Galileo
Galilei e pubblicata a Firenze nel 1632.
Il dialogo è
impostato su tre diversi personaggi: due filosofi, Salviati e Simplicio, ed un
patrizio veneziano, Sagredo.
La scelta e
le caratteristiche dei personaggi scelti non sono casuali. Galileo utilizza i
primi due personaggi come portavoce dei due massimi sistemi del mondo, ossia
delle due teorie che in quel periodo andavano ripetutamente a scontrarsi (eliocentrismo e geocentrismo). Il terzo
personaggio rappresenta, invece, il lettore discreto, appassionato di scienza, e
destinatario dell’opera di Galilei.
Il suo ruolo
è quello di intervenire nella discussione, chiedendo chiarimenti con argomentazioni
semplici.
Il filosofo
Salviati rappresenta le idee copernicane, sostenute da Galileo Galilei;
infatti, il primo assume nel dialogo una duplice funzione: controbattere le
teorie di Simplicio e correggere le superficialità di Sagredo, evidenziando ,
così, le difficoltà che comporta la teoria copernicana.
Sagredo
partecipa al dibattito con la funzione di moderare i concetti filosofico –
scientifici delle due parti in disaccordo. Simplicio, invece, sostiene rigidamente
le teorie e gli studi sulla filosofia naturale fatti da Aristotele ,
difendendoli energicamente.
Tramite il
filosofo Simplicio, Galileo vuole mettere in guardia il lettore dal fatto che
non tutte le teorie, compresa quella aristotelica, che appaiono semplici e
prettamente teoriche sono vere.
Per
confermare tale pensiero, Sagredo racconta un aneddoto.
Un giorno
egli assiste alla dissezione di un cadavere effettuata da un anatomopatologo
nell’intento di ricercare “l’origine e nascimento dei nervi”. Questa tematica,
a quel tempo, è stata oggetto di un lungo dibattito tra i “medici galenisti” ed i Peripatetici.
Attraverso
la sperimentazione e l’analisi, il “notomista” afferma che il sistema nervoso
parte dal cervello per poi, tramite la colonna vertebrale, raggiungere tutto il
corpo e che solo un “filo sottilissimo come il refe” percorre il cuore.
Tale
asserzione va in contrasto con la teoria dei Peripatetici, secondo i quali i
nervi si originano dal cuore. In questo modo è stato dimostrato che la teoria
elaborata da Aristotele e sostenuta dai Peripatetici non è vera, ma è legata
solo alla sua autorevolezza (“ipse dixit”).
La
motivazione finale è che la scienza del sommo Aristotele, per quanto è stata
rilevante, non ha descritto un mondo reale ma un mondo di carta, fatto di
parole. Tutto ciò è accaduto non perché egli fosse incompetente, ma, piuttosto,
perché era figlio del suo tempo.
Pertanto,
egli va apprezzato e giudicato storicamente ma ciò che sosteneva era errato.
Galileo
tiene a precisare che, a differenza della filosofia e della stessa teologia, le
scienze sono autonome in quanto, con il metodo scientifico, riescono a
dimostrare quanto affermano. La certezza della conoscenza si avvale della
verifica sperimentale e, quando l’uomo utilizza la matematica, porta la sua
mente verso verità assolute.
Galileo non
considera il valore simbolico della matematica ma riconosce in essa la capacità
di accompagnarsi al metodo scientifico in tutte le sue regole, dall’osservazione
e documentazione del fenomeno fino alla formulazione di una legge certa.
La legge a cui si giunge può essere modificata successivamente solo da altre verifiche sperimentali dovute al progresso scientifico che si evolve nel tempo.
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