Contesto generale La novella di Cisti il fornaio è la seconda della sesta giornata del Decameron di Boccaccio. In questa giornata, tutte le novelle hanno un tema comune: il modo elegante e intelligente (con arte e garbo) con cui i personaggi riescono a rispondere a situazioni difficili, spesso grazie all’arguzia, alla prontezza di spirito o all’uso sapiente delle parole (i cosiddetti “motti”). La narratrice è Pampinea, una delle sette giovani protagoniste del Decameron, che introduce la novella con una riflessione: a volte la natura e la fortuna premiano persone di umili origini, dotandole di un'anima nobile e virtuosa, proprio come accade a Cisti. Trama in breve Cisti è un fornaio fiorentino, quindi un uomo del popolo, ma di grande eleganza, educazione e intelligenza. Egli possiede un ottimo vino bianco, che desidera offrire a Geri Spina, un nobile fiorentino che ogni giorno passa davanti alla sua bottega insieme agli ambasciatori di papa Bonifacio VIII. Cisti però sa che, ...
Giovanni Boccaccio nasce in Toscana (non si sa con certezza se a Certaldo o a Firenze) nel 1313 da una relazione illegittima tra il padre mercante Boccaccino di Chelino ed una donna di estrazione sociale inferiore.
Egli viene
riconosciuto e cresciuto dal padre a Firenze.
Giovanissimo parte per Napoli, a seguito del padre, per imparare il mestiere mercantile e bancario, ritenuto una professione stabile e remunerativa.
Giovanissimo parte per Napoli, a seguito del padre, per imparare il mestiere mercantile e bancario, ritenuto una professione stabile e remunerativa.
L’esperienza napoletana si trasforma però in anni di svaghi e spensieratezze presso la corte angioina.
Grazie agli stimoli della vivace vita culturale che anima la nobiltà napoletana, Boccaccio inizia ad interessarsi ai capolavori in volgare, in modo particolare alle opere di Dante Alighieri.
Dopo un periodo
di formazione da autodidatta, compone La caccia di Diana, un poemetto in
terzine in lode di alcune nobildonne napoletane.
Successivamente, nel 1335 scrive Filòstrato, un poema in ottave che parla delle vicende amorose di Troilo, figlio di Priamo.
Nel 1336 scrive Filocolo, un romanzo in prosa sull'amore tormentato di Florio e Biancofiore.
Un altro poema d'amore di contenuto epico è Teseida delle nozze di Emilia (1339-1340).
L'elemento comune a tutte queste opere, ricorrente nella produzione boccaccesca, è il sentimento amoroso (spesso di natura autobiografica).
Boccaccio maschera dietro al nome di Fiammetta una certa Maria d'Aquino, figlia di Roberto d'Angiò ed ispiratrice del giovane scrittore.
Successivamente, nel 1335 scrive Filòstrato, un poema in ottave che parla delle vicende amorose di Troilo, figlio di Priamo.
Nel 1336 scrive Filocolo, un romanzo in prosa sull'amore tormentato di Florio e Biancofiore.
Un altro poema d'amore di contenuto epico è Teseida delle nozze di Emilia (1339-1340).
L'elemento comune a tutte queste opere, ricorrente nella produzione boccaccesca, è il sentimento amoroso (spesso di natura autobiografica).
Boccaccio maschera dietro al nome di Fiammetta una certa Maria d'Aquino, figlia di Roberto d'Angiò ed ispiratrice del giovane scrittore.
Nel 1340, a causa di problemi economici del padre, è costretto a rientrare a Firenze.
In questo periodo la produzione letteraria di Boccaccio si intensifica: nel 11341-42 scrive il prosimetro La commedia delle ninfe fiorentine e nel 1343 conclude il voluminoso poema allegorico L'amorosa visione.
Nello stesso
periodo, in ricordo di Napoli, compone Elegia di Madonna Fiammetta,
una lettera suddivisa in nove capitoli nella quale Fiammetta,
allontanandosi dalla tradizione letteraria dell'epoca, racconta le proprie
sofferenze d'amore.
Negli anni 1344-46 scrive anche Ninfale fiesolano, un poemetto in ottave con il quale celebra l'amore di Africo e Mensola; Boccaccio attraverso questo componimento celebra la Firenze nel tempo antico.
Negli anni 1344-46 scrive anche Ninfale fiesolano, un poemetto in ottave con il quale celebra l'amore di Africo e Mensola; Boccaccio attraverso questo componimento celebra la Firenze nel tempo antico.
Dopo la peste del 1348, inizia il suo capolavoro, il Decameron, che concluderà nel 1351.
Essa consta di una raccolta di 100 novelle raccontate da 10 giovani narratori in 10 giorni.
L'opera non solo è la più celebre dello scrittore fiorentino, ma è una vera e propria sintesi di tutto il mondo comunale e mercantile del tempo.
Successivo al Decameron è il Corbaccio, un’ aspra invettiva contro il genere femminile.
In questo testo l'autore muta profondamente il suo atteggiamento rispetto alla tematica amorosa.
Nell'ultimo periodo della sua vita, pressato anche da difficoltà economiche e personali, l'autore propende per la meditazione esistenziale ed intellettuale e per la riscoperta dei classici.
Il vivo interesse per Dante gli ispira il Trattarello in laude ed una serie di pubbliche letture della Commedia a Firenze.
Lo scrittore, ormai anziano e malato, si spegne a Certaldo il 21 dicembre 1375.
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