“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Eurialo e Niso (1827)- Jean-Baptiste Roman
Nel IX libro dell' "Eneide" Virgilio narra la drammatica storia di due amici guerrieri troiani, Eurialo e Niso, legati fino alla morte dal loro profondo rapporto di amicizia.
Dopo l'assedio alla cittadella dei Troiani sbarcati nel Lazio da parte dell'esercito di Turno, Enea, alla ricerca di alleati, si è recato in ambasceria nella città di Pallante.
Durante la sua assenza, l'accampamento troiano viene attaccato in modo devastante dai Rutuli.
Mentre sorvegliano una delle porte dell'accampamento, Eurialo e Niso assistono alla disfatta.
Niso comunica all'amico di voler attraversare l'accampamento nemico per raggiungere il loro comandante Enea per informarlo di quanto è accaduto.
I due valorosi guerrieri, dopo aver ricevuto il consenso degli anziani, attraversano l'accampamento nemico.
Niso propone ad Eurialo di uccidere i nemici al fine di vendicarsi.
Essi, così, mettono a ferro e fuoco l'accampamento per poi fuggire con un ricco bottino, tra cui le splendide e pesanti armi dell'ucciso Ramnète.
I due guerrieri, inseguiti da alcuni nemici, si dirigono verso la foresta: l'anziano Niso riesce a fuggire mentre il giovane Eurialo rimane indietro.
Il luccichio dell'elmo d'oro, purtroppo, attira l'attenzione dei nemici che immediatamente accerchiano Eurialo.
Appena Niso si rende conto che l'amico è in pericolo torna immediatamente indietro.
Tuttavia, egli giunge troppo tardi perché il capo dei Rutuli Volcente, ritenendo Eurialo responsabile dello scempio compiuto, lo trafigge mortalmente con la spada.
Niso, allora, si scaglia disperatamente contro Volcente, conficcandogli la spada nella bocca spalancata. Il guerriero troiano viene, però, attaccato dagli altri soldati.
Il suo cadavere, così, cade su quello dell'amico.
Morte di Eurialo e Niso-Fabio Fabbi
Questo episodio è uno dei più drammatici e, allo stesso tempo, affascinanti dell' "Eneide" e dell'epica classica.
Esso tratta molti temi tra i quali quello dell'amicizia.
L'autore esalta il sentimento profondo che lega i due guerrieri; infatti, in virtù di questo legame, entrambi sono disposti a dare la propria vita per l'altro.
La fine tragica dei due guerrieri rispecchia l'amara concezione della guerra e della vita da parte di Virgilio.
Egli afferma che gli eroi non trionfano sempre, ma falliscono e rimangono uccisi.
La morte prematura è dovuta all'ingenuità e all'inesperienza dei due guerrieri; Niso, per esempio, vuole essere ricordato nei secoli e compie l'azione eroica senza considerare i probabili rischi.
Eurialo e Niso sono due coraggiosi e valorosi guerrieri uniti da un sentimento così forte come l'amicizia tanto che vincono ogni paura, perfino quella della morte.
Essi rispecchiano uno dei più importanti ideali che animano un guerriero: essere ricordato dagli uomini nei secoli per le sue gesta eroiche.
All'epoca, la gloria era la meta che tutti cercavano di raggiungere, in quanto la paura più grande non era la morte, bensì l'essere dimenticati.
L'obiettivo di Eurialo e Niso, infatti, è la costante ricerca della gloria e della fama.
Questo episodio descritto con maestria da Virgilio nel IX libro dell' "Eneide", viene ripreso da Ludovico Ariosto nei canti XVIII- XIX del suo capolavoro "Orlando furioso" descrivendo l'amicizia tra i guerrieri Cloridano e Medoro.
Durante la guardia notturna presso l'accampamento dei saraceni, il giovane Medoro decide di dirigersi verso l'accampamento nemico (cristiano) per dare degna sepoltura al loro re Dardinello, morto sul campo di battaglia insieme agli altri soldati.
L'amico Cloridano, dopo aver tentato invano di dissuadere Medoro, decide di accompagnarlo.
I due guerrieri, così, ritrovano e caricano sulle loro spalle il cadavere del re.
Sorpreso dai nemici, Cloridano lascia la salma, convinto che altrettanto abbia fatto Medoro; quest'ultimo, invece, trascina con difficoltà il cadavere di Dardinello e si inoltra in una vicina selva.
Egli viene accerchiato immediatamente dai soldati cristiani capitanati dal loro comandante Zerbino.
Cloridano, rendendosi conto di essere solo, si dirige disperatamente verso la foresta ed uccide, di nascosto, con il suo arco due soldati cristiani.
Zerbino, dopo aver ascoltato le intenzioni che avevano animato Medoro a raggiungere il campo avversario, si commuove e si trattiene dall'ucciderlo.
Un soldato del suo schieramento, però, colpisce a tradimento il giovane guerriero saraceno, suscitando la furia di Zerbino.
Cloridano, convinto che il suo amico sia morto, si scaglia contro i nemici.
Morte di Cloridano e Medoro
In questo modo, il suo cadavere giace accanto a Medoro, il quale vivo appena, verrà soccorso successivamente dalla bellissima Angelica.
I temi principali presenti in entrambi gli episodi sono la profonda amicizia dei guerrieri ed il loro desiderio di affermarsi, tanto da raggiungere la gloria eterna.
Gli eroi delle due opere sono uniti nell'amicizia e nel ruolo di combattenti, rispondono entrambi ai doveri militari e preferiscono morire piuttosto che vivere l'uno senza l'altro.
L'amicizia è un valore molto importante.
Spesso si è portati a definire amici quelle persone con le quali si hanno rapporti di ordinaria quotidianità, ma sono solo dei semplici conoscenti.
L'amico è ben altro: è colui con il quale si può sempre essere se stessi, senza finzioni ed interessi.
Egli conosce tutti i pregi, ma anche i difetti e, nonostante ciò, non chiede che si debba cambiare.
Egli è, dunque, una persona alla quale vengono confidati pensieri, segreti, senza il timore di essere giudicati.
Avere una vera amicizia è molto difficile.
I valori fondamentali di questo sentimento sono la fiducia e l'onestà.
Non sempre, però, è possibile parlare di amicizia.
Essa è un legame così profondo che si costruisce nel tempo.
L'amicizia, come è vissuta attualmente, è un insieme di sentimenti che coinvolgono l'intera sfera affettiva.
È sicuramente molto diversa dal legame che intercorreva tra i quattro guerrieri.
La quotidianità odierna si caratterizza per una molteplicità di relazioni giacché si vive in un mondo globalizzato, accelerato dal susseguirsi di eventi lieti e gravi, ma profondamente mutevoli nello spazio e nel tempo di pochi attimi.
Nonostante tutto, le caratteristiche di un vero e profondo rapporto di amicizia rimangono immutabili.
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