“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Questo lavoro è considerato una critica sociale da parte dell’autore nei confronti di una delle tante forme del consumismo americano dell’epoca: la serialità industriale dei prodotti da supermercato.
Fin dai primi anni Sessanta, Warhol dipinge ossessivamente questi barattoli di zuppa Campbell, in quanto rappresentano l’apice di un’industria alimentare consumistica che produce cibi quasi mai naturali e appetitosi, bensì conservati, disidratati, congelati surgelati.
L’artista, infatti, ha realizzato un’altra serigrafia che presenta lo stesso soggetto, Campbell’s Soup Cans, datata 1962 e conservata nel Museum of Modern Art di New York (MoMa).
Il barattolo presenta una semplice etichetta bicolore rossa e bianca con, al centro, il cerchio contenente il marchio di fabbrica e le scritte “Campbell’s condensed” bianca su fondo rosso, “Tomato” rossa e “Soup” nera e oro bordata di nero su fondo bianco.
L’uso del colore in questa serigrafia è funzionale al prodotto rappresentato. La Minestra in scatola di Campbell’s - I è stampata su di un fondo bianco per metterla in risalto. La confezione rossa, strategico progetto di packaging pubblicitario, è ideale, infatti, per creare un’immagine iconica, raffigurata all’interno di uno spazio ridotto come quello del modulo di base.
In questo modo, un prodotto in scatola di un supermercato rende paradossalmente artistico il quotidiano o, al contrario, smitizza l’arte portandola al livello del consumatore americano media che sta facendo la spesa.
L’oggetto rappresentato diventa, così, un’icona del consumismo americano, affermazione rafforzata ulteriormente dallo spazio bidimensionale, dato dalla sovrapposizione del barattolo con il fondo bianco.
La strategia di ripetere, in modo seriale, un modulo identico, crea un pattern compositivo ed estetico primitivo e molto potente che risulta suggestivo anche per un pubblico contemporaneo. L’opera diventa, quindi, una sorta di decorazione concettuale contemporanea che sfrutta il meccanismo della moltiplicazione dell’immagine dell’oggetto desiderato, effetto visibile nelle pitture rupestri, dove l’animale disegnato viene ripetuto serialmente.
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