“Dubliners” is a collection of fifteen short stories written by James Joyce in which the author analyses the failure of self-realisation of inhabitants of Dublin in biographical and in psychological ways. The novel was originally turned down by publishers because they considered it immoral for its portrait of the Irish city. Joyce treats in “Dubliners” the paralysis of will in four stages: childhood, youth, maturity and public life. The paralysis of will is the courage and self-knowledge that leads ordinary men and women to accept the limitations imposed by the social context they live in. In “Dubliners” the style is both realistic - to the degree of perfectly recreating characters and idioms of contemporary Dublin - and symbolic – giving the common object unforeseen depth and a new meaning in order to show a new view of reality. Joyce defines this effect “epiphany” which indicates that moment when a simple fact suddenly explodes with meaning and makes a person realise his / her condi
Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza il 4 luglio 1807 e morto a Caprera il 2 giugno 1882, è considerato uno dei personaggi storici italiani più importanti al mondo ed uno degli artefici dell’Unità d’Italia.
Appartenente ad una famiglia di pescatori, Garibaldi si avvicina alle idee rivoluzionarie del Risorgimento italiano conoscendo a Marsiglia Giuseppe Mazzini, il quale lo introduce ai principi della Giovine Italia.
In seguito alla profonda sconfitta di un moto rivoluzionario organizzato a Genova nel 1834, egli, condannato a morte in contumacia, viene esiliato in Brasile, dove guida una flotta da guerra nell’insurrezione di Rio Grande do Sul contro il governo brasiliano e crea, addirittura, un corpo italiano (le cosiddette “camicie rosse”) nel movimento indipendentista uruguaiano contro l’Argentina.
L’impegno sudamericano viene, poi, replicato maestosamente in Italia durante i moti del 1848, il cui eco lo si ritrova nell’unificazione dell’Italia nel 17 marzo 1861 (data della prima riunione del Parlamento italiano), e nella celeberrima spedizione “dei Mille”, che Garibaldi organizza al fine di liberare l’Italia meridionale dal dominio borbonico e annetterla al neo Regno d’Italia.
La personalità del personaggio di Giuseppe Garibaldi è caratterizzata da numerose sfaccettature al punto da renderlo ineguagliabile: marinaio, maestro di scuola, lavoratore della terra, cospiratore, generale, corsaro, dittatore, liberatore di popoli e scrittore di romanzi, seguito sempre da masse attente a cui questi trasferiva gli aneliti desideri ad una convivenza civile e ad una guida politica per la quale si diventasse cittadino tramite il coraggio e l’onesta personali.
Per alcuni storici, il personaggio di Garibaldi richiama, addirittura, alcuni eroi “sventurati e grandi” della letteratura classica, in eterna lotta con il fato e in ira con il padre degli dèi. Egli presenta, come dice lo stesso scrittore garibaldino Barrili, “una fisicità quasi zoomorfica” come un dio che, in cima al Monte Sacro, scruta tutto intorno “con i suoi occhi leonini socchiusi e folgoranti, sotto le ciglia aggrottate”.
Secondo alcuni storici, invece, l’opera di Garibaldi richiama le gesta di Giulio Cesare; a differenza di quest’ultimo, tuttavia, egli è l’ “eroe dei due mondi”, colui che è stato in grado di accendere l’amore per la nazione, la libertà e l’emancipazione sociale negli animi di molti popoli.
Nel nome di coloro che hanno conquistato sul campo di battaglia fama e onore imperituri, Garibaldi e Napoleone Bonaparte hanno un posto di assoluta preminenza: due nomi simbolici che, pur nelle loro diversità, sono uniti dall’essere diventati un’autentica leggenda già per i loro contemporanei.
Garibaldi è stato un grande generale, uno stratega, un patriota, ma, soprattutto, è stato un sognatore ed un grande amante della libertà: non solo in Italia, ma dovunque sentisse il richiamo di popoli oppressi, dall’America del Sud ai paesini siciliani. Egli è stato l’incarnazione della speranza di tutti coloro che volevano ribellarsi, ma non ne avevano la forza o i mezzi. Garibaldi è stato il simbolo al quale si sono ispirati tantissimi rivoluzionari; sull’esempio di questi, lo stesso Che Guevara viene ricordato non come patriota che si è battuto per il suo popolo, ma come simbolo di libertà per tutti gli uomini della Terra.
Il personaggio di Garibaldi nella storia d’Italia permette di comprendere come si sia sviluppato quel diverso spazio politico che è stata la nazione, in cui tanti intellettuali si sono proiettati, sovrapponendolo e sostituendolo ad altri precedenti sistemi di organizzazione politica.
Appartenente ad una famiglia di pescatori, Garibaldi si avvicina alle idee rivoluzionarie del Risorgimento italiano conoscendo a Marsiglia Giuseppe Mazzini, il quale lo introduce ai principi della Giovine Italia.
In seguito alla profonda sconfitta di un moto rivoluzionario organizzato a Genova nel 1834, egli, condannato a morte in contumacia, viene esiliato in Brasile, dove guida una flotta da guerra nell’insurrezione di Rio Grande do Sul contro il governo brasiliano e crea, addirittura, un corpo italiano (le cosiddette “camicie rosse”) nel movimento indipendentista uruguaiano contro l’Argentina.
L’impegno sudamericano viene, poi, replicato maestosamente in Italia durante i moti del 1848, il cui eco lo si ritrova nell’unificazione dell’Italia nel 17 marzo 1861 (data della prima riunione del Parlamento italiano), e nella celeberrima spedizione “dei Mille”, che Garibaldi organizza al fine di liberare l’Italia meridionale dal dominio borbonico e annetterla al neo Regno d’Italia.
La personalità del personaggio di Giuseppe Garibaldi è caratterizzata da numerose sfaccettature al punto da renderlo ineguagliabile: marinaio, maestro di scuola, lavoratore della terra, cospiratore, generale, corsaro, dittatore, liberatore di popoli e scrittore di romanzi, seguito sempre da masse attente a cui questi trasferiva gli aneliti desideri ad una convivenza civile e ad una guida politica per la quale si diventasse cittadino tramite il coraggio e l’onesta personali.
Per alcuni storici, il personaggio di Garibaldi richiama, addirittura, alcuni eroi “sventurati e grandi” della letteratura classica, in eterna lotta con il fato e in ira con il padre degli dèi. Egli presenta, come dice lo stesso scrittore garibaldino Barrili, “una fisicità quasi zoomorfica” come un dio che, in cima al Monte Sacro, scruta tutto intorno “con i suoi occhi leonini socchiusi e folgoranti, sotto le ciglia aggrottate”.
Secondo alcuni storici, invece, l’opera di Garibaldi richiama le gesta di Giulio Cesare; a differenza di quest’ultimo, tuttavia, egli è l’ “eroe dei due mondi”, colui che è stato in grado di accendere l’amore per la nazione, la libertà e l’emancipazione sociale negli animi di molti popoli.
Nel nome di coloro che hanno conquistato sul campo di battaglia fama e onore imperituri, Garibaldi e Napoleone Bonaparte hanno un posto di assoluta preminenza: due nomi simbolici che, pur nelle loro diversità, sono uniti dall’essere diventati un’autentica leggenda già per i loro contemporanei.
Garibaldi è stato un grande generale, uno stratega, un patriota, ma, soprattutto, è stato un sognatore ed un grande amante della libertà: non solo in Italia, ma dovunque sentisse il richiamo di popoli oppressi, dall’America del Sud ai paesini siciliani. Egli è stato l’incarnazione della speranza di tutti coloro che volevano ribellarsi, ma non ne avevano la forza o i mezzi. Garibaldi è stato il simbolo al quale si sono ispirati tantissimi rivoluzionari; sull’esempio di questi, lo stesso Che Guevara viene ricordato non come patriota che si è battuto per il suo popolo, ma come simbolo di libertà per tutti gli uomini della Terra.
Il personaggio di Garibaldi nella storia d’Italia permette di comprendere come si sia sviluppato quel diverso spazio politico che è stata la nazione, in cui tanti intellettuali si sono proiettati, sovrapponendolo e sostituendolo ad altri precedenti sistemi di organizzazione politica.
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